Il Mondo Sussurrato (The Whispered World) – I parte

Ma che bella sorpresa è questa avventura della Daedalic Entertainment a cui la critica dedica un giudizio, pur se generalmente positivo, non proprio unanime, stando ad osservatori come GameRankings , visto che alcuni arrivano a giudicarla un prodotto appena sufficiente, in particolare la stampa del Regno Unito, parrebbe di capire.

Innanzitutto il gioco di parole (voluto?) con cui si presenta il titolo: Il Mondo/La Parola Bisbigliato/a (The Whispered Wor(l)d), [a cui io personalmente preferisco Il Mondo Sussurrato] e la stessa grafica dei caratteri ambigua, causa equivoci nelle recensioni stesse, e nei riferimenti nei forum, prova ne sia una semplicissima googlatura.

In mezzo ai tanti difettucci, che essendo “difettucci”, insieme non riescono a fare un difetto che giustifichi una stroncatura tale da far sconsigliare il gioco, compaiono anche alcune sviste nella traduzione, cose di poco conto; il compito della traduzione/localizzazione (e qui casca l’asino) è stato affidato alla Translocalcell, a quanto risulta dai riconoscimenti (spero che non abbiano avuto responsabilità nella localizzazione del sito web della Daedalic e nell’aver lasciato in bella vista un ricorrente “Il Gieco”, ed altri gustosi typo). Ora, (uèila, ma chi si vede nei riconoscimenti, almeno sul manuale, per il “proof reading” (correzione di bozze, per i non anglofili, alcuni di quelli di AdventuresPlanet), come si fa a lasciare in inglese : “There’s a hole in the bucket, dear Henry, dear Henry…”?

Peccatucci veniali, veramente, cercati con il lanternino solo per citare qualche aspetto negativo (e ce ne sono, per carità), ma che niente riescono a togliere al sostanziale giudizio positivo che emerge dopo aver giocato completamente a TWW (ho come il sospetto che qualcuno dei giudizi negativi sia stato emesso senza finire il gioco, ma sono illazioni…)

La trama e l’intreccio saltano all’occhio come quelli che sono gli elementi forti di quest’avventura e che sorreggono un impianto di gioco altrimenti simile a tanti altri prodotti del genere. Il protagonista, innanzitutto. Un giullare triste (o più un pagliaccio, visto che, girovago insieme al fratello ed al nonno, si esibisce nel piccolo circo familiare) sembrerebbe lo stereotipo più abusato nel romanzo e nel melodramma, ma questo è anche affetto da depressione (il male del secolo!) e presenta un colorito grigiastro malaticcio che lo deforma ancora più, stridendo con il suo costume da saltimbanco.

Prima di entrare nel vivo della recensione, ma parlerei più di esaltazione soggettiva di un titolo che di resoconto obiettivo, un’osservazione di quante citazioni, alcune nascoste, altre plateali, vi siano disseminate lungo il percorso dell’avventura: una particolarmente incisiva è quel grido/gioco di parole: “I have no mouse, and I must scream!!!” nel quale mi è capitato di imbattermi, ma ci sono indiscutibili riferimenti a Loom e, potrà sembrare astruso dirlo per un’avventura cartoonesca, fantasy medievale e demenziale come questa, citazioni di Sanitarium (quando arriverete a quel punto, mi darete ragione). Tutto questo credo che sia segno che chi ha firmato la sceneggiatura (Marco Hüllen) sia prima un appassionato di avventure grafiche che un professionista nel senso stretto del termine.

[Continua…]

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